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Mostra Personale a Firenze in Palazzo Medici Riccardi nella “Galleria delle Carrozze”

19-05-2015 13:00

Pangea Web

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Mostra Personale a Firenze in Palazzo Medici Riccardi nella “Galleria delle Carrozze”

La mostra racchiude un periodo di 10 anni artistici che vanno dalle “Innocenze violate” Tema purtroppo sempre attuale, alle frammentazioni.

 

 

 

 

 

 

 

La mostra racchiude un periodo di 10 anni artistici che vanno dalle “Innocenze violate” Tema purtroppo sempre attuale, alle frammentazioni. A differenza della carta stampata attraverso un’opera d’arte si ha un impatto diretto con la drammaticità del momento. Inoltre la carta stampata si getta via, ma l’opera rimanendo diventa testimonianza storica.

La mostra è stata di livello importante, inaugurata con la partecipazione di una cara amica “Nair” artista cantante di livello internazionale che ha dedicato per l’evento brani del suo repertorio, voce e piano. Giorgio Gregorio Grasso docente, critico e storico d’arte avrebbe dovuto presentarla, ma impedito, ho avuto il piacere della presenza del presidente del consiglio regionale Toscana, Dott. Eugenio Giani, che si è offerto per la presentazione. E partendo dalla famiglia Medici è arrivato all’arte contemporanea con grande competenze artistiche. La mostra è stata curata da Caterina Pacenti.

Ho avuto fra i tanti visitatori anche il sindaco di Firenze “Dario Nardella” che gentilmente ha scritto una dedica.

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ARTICOLO SU MET FIRENZE:


Di, Caterina Pacenti

 

Questa mostra è l’antologia di un decennio di lavoro e di pensiero che ha condotto Patrizio Landolfi dalle Innocenze violate alle frammentazioni; da Palazzo Panciatichi fino a Palazzo Medici Riccardi. La volontà è quella di illustrare un percorso artistico e personale che, in modo significativo, si fa iniziare da un’opera intitolata Umiltà, dalla quale si sviluppa, per contrasto, in modo filosofico e concettuale, la serie di tele sulle Innocenze violate che descrivono come la presunzione e l’arroganza siano causa di ogni violenza e atrocità che il mondo degli adulti è in grado di produrre, sconvolgendo quello dei bambini, vittime silenziose e innocenti che, strappate dalla loro dimensione di gioco, meraviglia e spensieratezza, vengono strumentalizzati e catapultati nell’orrore e nella tragedia. A stemperare quelle immagini così vere e dirette e a dare un messaggio di pace, speranza e amore, gli Angeli a seguire. La riflessione e la sperimentazione, la ricerca e l’evoluzione dei linguaggi e delle tecniche, hanno condotto Patrizio e ci conducono, lungo il percorso espositivo, fino alle ultime frammentazioni che forse altro non sono che la scelta inconsapevole ma istintiva di un mondo ideale – alternativo a quello della sconcertante realtà che le Innocenze violate ci mostrano – fatto di gioia, bellezza e armonia, in grado di contenere in sé ogni cosa e ogni differenza come tutte le sfumature di una stessa tavolozza. Queste opere sono il risultato, come Patrizio stesso racconta, “di un processo interattivo tra l’artista e la sua creazione che rende vivo ed entusiasmante il lavoro, in cui la tela non è più passiva, bensì attiva e dà risposte che vanno sapute cogliere per poi farne apparire l’identità”. E mentre la parola frammento ci suggerisce qualcosa di parziale, in via di distruzione, che porta i segni del passare inesorabile del tempo, il frammento diviene invece qui un elemento vitale; la vita che brulica dietro l’immagine che si va svelando e celando allo sguardo dell’osservatore, offrendo lui estrema libertà di lettura e d’interpretazione. È così che ammirando opere come Visione arcaica, I colori del buio, Spazi onirici, si è travolti dall’energia e dalla forza che esse sono in grado di sprigionare; un inno alla gioia che risuona nella Galleria delle Carrozze. E come la vita è un cammino fatto di emozioni, pensieri e sentimenti contrastanti, l’arte è un processo di crescita e di sviluppo che mai è arrivato; mai trova nel linguaggio di ieri assoluta rispondenza con quello di oggi e di domani. L’arte necessita dunque, come l’uomo, di evoluzione e sperimentazione e questo emerge dalla mostra di Patrizio che, coraggiosamente, sceglie, in base alla condivisione di tale filosofia e alla riflessione sul rapporto fra arte e vita, di illustrare, senza censure, l’ultimo decennio di una carriera e un’arte che non finirà mai di evolversi.

 

 

Fonte: http://met.cittametropolitana.fi.it/public/misc/20150413135216739.pdf

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